Sono sei i bellunesi che hanno partecipato all’allenamento di domenica mattina della Nazionale di Rugby Touch, a Puos d’Alpago, che sarà impegnata dal 22 al 25 luglio a Bristol, in Inghilterra, all’European Championship, che vedrà la prima partecipazione dell’Italia come membro della Federation of International Touch (FIT), nelle categorie “open mix” (squadre miste di tutte le età) e maschile over 40.
Si tratta di Anna Rizzoli, Roberta Roffarè, Fabrizio Cortina, Stefano Emmi, Alessandro tarantola e Diego Tramontin. In prova, ma con buone prospettive di inserimento viste le performance nel torneo di sabato, anche Francesco Pianon e Thomas Reolon, per un torale di 25-30 atleti provenienti anche da Rovigo, Modena, Milano e Verona, sotto la guida dei coach Diego Maggi (open mix) e il francese Georges Grossi (over 40 maschile).
Ospite d’eccezione Dennis Coffey, l’australiano guru mondiale del Rugby Touch, che dopo aver assistito alla tappa del campionato di sabato, vinta dagli Orange Belluno, ha dato qualche lezione ai nazionali, soprattutto per quel che riguarda la difesa, durante l’allenamento durato circa tre ore.
Il touch rugby è arrivato in Italia da pochi anni, e solo dall’anno scorso la federazione italiana è riconosciuta a livello internazionale. Questo sport nasce in Australia 35 anni fa come allenamento per il Rugby League, il rugby a 13 diffuso soprattutto nell’emisfero sud, poi con un campionato vero e proprio. Per chi non lo conoscesse, il rugby a 13, il vero sport nazionale australiano, prevede scontri anche più duri della più nota versione a 15, quella del 6 Nazioni e degli All Blacks per intenderci, esasperando l’uno contro uno a scapito delle mischie dinamiche. Piccola curiosità: mentre il rugby a 13 è da sempre professionistico, il più famoso e giocato rugby a 15 lo è diventato solo negli anni 90, anche ad alto livello.
Il touch invece azzera gli scontri fisici, riuscendo ad essere così un gioco per tutti, non a caso nelle partite ufficiali in campo devono esserci sempre almeno tre donne. Ora sta diventando anche in Europa uno sport “ufficiale” e, secondo Dennis Coffey, avrà successo proprio per il suo essere adatto a tutti, uno sport dove l’essere furbi conta più dell’essere prestanti.
Diego Rizzo PUOS D’ALPAGO
(per il Corriere delle Alpi, 18 giugno 2010)
Diego Rizzo PUOS D’ALPAGO
Sono sei i bellunesi che hanno partecipato all’allenamento di domenica
mattina della Nazionale di Rugby Touch, a Puos d’Alpago, che sarà impegnata
dal 22 al 25 luglio a Bristol, in Inghilterra, all’European Championship,
che vedrà la prima partecipazione dell’Italia come membro della Federation
of International Touch (FIT), nelle categorie “open mix” (squadre miste di
tutte le età) e maschile over 40.
Si tratta di Anna Rizzoli, Roberta Roffarè, Fabrizio Cortina, Stefano
Emmi, Alessandro tarantola e Diego Tramontin. In prova, ma con buone
prospettive di inserimento viste le performance nel torneo di sabato, anche
Francesco Pianon e Thomas Reolon, per un torale di 25-30 atleti provenienti
anche da Rovigo, Modena, Milano e Verona, sotto la guida dei coach Diego
Raggi (open mix) e il francese Georges Grossi (over 40 maschile).
Ospite d’eccezione Dennis Coffey, l’australiano guru mondiale del Rugby
Touch, che dopo aver assistito alla tappa del campionato di sabato, vinta
dagli Orange Belluno, ha dato qualche lezione ai nazionali, soprattutto per
quel che riguarda la difesa, durante l’allenamento durato circa tre ore.
Il touch rugby è arrivato in Italia da pochi anni, e solo dall’anno scorso
la federazione italiana è riconosciuta a livello internazionale. Questo
sport nasce in Australia 35 anni fa come allenamento per il Rugby League, il
rugby a 13 diffuso soprattutto nell’emisfero sud, poi con un campionato vero
e proprio. Per chi non lo conoscesse, il rugby a 13, il vero sport nazionale
australiano, prevede scontri anche più duri della più nota versione a 15,
quella del 6 Nazioni e degli All Blacks per intenderci, esasperando l’uno
contro uno a scapito delle mischie dinamiche. Piccola curiosità: mentre il
rugby a 13 è da sempre professionistico, il più famoso e giocato rugby a 15
lo è diventato solo negli anni 90, anche ad alto livello.
Il touch invece azzera gli scontri fisici, riuscendo ad essere così un
gioco per tutti, non a caso nelle partite ufficiali in campo devono esserci
sempre almeno due donne. Ora sta diventando anche in Europa una sport
“ufficiale” e, secondo Dennis Coffey, avrà successo proprio per il suo essere
adatto a tutti, uno sport dove l’essere furbi conta più dell’essere
prestanti.