Sabato si è disputato il primo torneo di Touch di Calvisano, prima collaborazione fra Italia Touch e questa importantissima società rugbystica. Il torneo è stato organizzato in maniera perfetta da Marco Gavazzi del Calvisano e dal nostro responsabile nazionale tornei Davide Stona. A parte gli aspetti logistici, perfettamente risolti, l’altra incognita era la disciplina dei giocatori (a parte la squadra dei Dragoni di Monza, tutte le altre 11 erano neofite). Ovviamente, per disciplina intendo la conoscenza e il rispetto delle regole del Touch FIT, perché, dal punto di vista comportamentale, la professionalità di questi giocatori è massima ed indiscutibile.
La composizione rugbystica di quasi tutte le squadre presenti ci ha dato modo di analizzare a fondo questo storico dilemma: touch e mondo del rugby… sono compatibili? Volevamo, prima o poi, analizzare in maniera approfondita questo aspetto, e il torneo di Calvisano ce ne ha dato la possibilità, per numero di giocatori, varietà di estrazione e di livello, e varietà di provenienza. Vi anticipo subito che, finite le debite analisi, la risposta è affermativa. Vediamo ora di sviluppare meglio alcuni punti tecnici che hanno dato risposta alle nostre domande.
Come avevamo più volte notato, i giocatori stranieri delle franchigie rugbystiche conoscono perfettamente il regolamento FIT. I giocatori professionisti che già hanno giocato nel nostro campionato lo dimostrano (p.es Brendan Williams, Scott Palmer o Sinoti Sinoti), ma anche ieri si è visto come i vari Griffen, De Jagger e Cannavosio parlassero con competenza degli aspetti regolamentari più particolari, quali il “touch and pass” o l’”off the mark”. Nulla di cui stupirci, visto che, nell’emisfero australe, piuttosto che nel Sud America, nelle scuole si insegna il Touch FIT. [one_third last=”no”][colored_box color=”yellow”]Il regolamento FIT è più conosciuto di quanto si possa immaginare[/colored_box][/one_third]Allora la domanda sorge spontanea. Se i migliori professionisti del Rugby adottano senza batter ciglio il regolamento FIT, perché cercare di volta in volta regole alternative? Non sarebbe il caso di prendere esempio dai migliori? Loro non si pongono problemi, quando giocano a Rugby, giocano con le regole internazionali, quando giocano a Touch, giocano con le regole internazionali. Cambiare le regole di torneo in torneo, crea incomprensioni, discussioni, malumori. La soluzione è il regolamento internazionale. Punto e a capo. Spesso viene camuffato o taciuto, ma è conosciuto dagli internazionali e facilmente imparabile dai locali! La risposta alla domanda è no!
Ma è poi così “indigesto” questo regolamento FIT? Cosa c’è di così “mostruoso” da non poter essere serenamente adottato da tutti? Ovviamente nulla. Forse che nel rugby qualcuno rifiuta, per esempio, le regole dell’ingaggio? Oppure si inventa come tirare una touche? Quindi il regolamento FIT non va modificato o adattato per renderlo più “appetibile”, anche perché i gusti da soddisfare sarebbero infiniti, e le altrui passate esperienze lo dimostrano. Il regolamento FIT è stato studiato appositamente per rendere il gioco divertente per tutti, intendendo per “tutti” sia giovani che meno giovani, sia uomini che donne. Invece si può adottare un modo più tollerante ed intelligente nell’arbitraggio. Ieri si sono visti moltissimi “off the mark”, ma per la maggior parte sono stati sanzionati solo con la ripetizione del “roll” dal punto corretto. [one_third last=”no”][colored_box color=”yellow”]Modificare o spiegare? Spiegare![/colored_box][/one_third]Vi assicuro che, non potendo negare l’evidenza del non corretto punto del mark, nessuno ha mai protestato per dover tornare sul punto corretto. Lo step successivo è stato quello di avvisare che, con il proseguimento del torneo, questo tipo di fallo sarebbe stato sanzionato con una punizione, ma spiegando anche quanto sia facilmente evitabile prendendo il tocco direttamente sul difensore oppure tornando spontaneamente sul mark. Ecco che si ottiene un duplice vantaggio, non si cambia il regolamento, si è tolleranti solo per il tempo necessario al suo apprendimento, si fa crescere il livello di competenza delle squadre. Modificare o spiegare? Risposta: Spiegare!
Sicuramente, come citato sopra, l’”off the mark”. Perché? due componenti, la prima è la grande preparazione atletica dei giocatori di rugby (sabato i tre quarti del Calvisano avevano una velocità impressionante) che li porta spesso a doversi fermare con una notevole inerzia, secondo la mancanza tecnica di “andare a prendere il tocco”. Quindi la velocità va “incanalata” nella capacità di prendere il tocco nel punto e nel momento desiderati. E’ una questione di 5 minuti di spiegazione per atleti così preparati. E il fuorigioco? qui sicuramente entra in ballo il carisma e la capacità arbitrale. I giocatori di rugby sono abituati a non discutere le decisioni arbitrali, sta quindi all’arbitro essere presente e ben visibile sulla linea del “off side”. Una volta capito che devono retrocedere su quel punto, ci si accorge che lo fanno in maniera disciplinata e non protestano in caso di sanzione. Stesso discorso nella salita in difesa, chiarito che devono aspettare che il mediano tocchi il pallone, la loro disciplina è perfetta. [one_third last=”no”][colored_box color=”yellow”]Nell’arco di un torneo dimostrativo le regole possono essere assimilate senza particolari problemi[/colored_box][/one_third]Il “touch and pass”? Come sappiamo la FIT ha deciso di essere più tollerante con questo tipo di fallo, solo l’evidente ritardo va sanzionato. Ecco che questa “tolleranza” va ben spiegata agli atleti neofiti. Si può partire sanzionando solo i passaggi evidentemente effettuati dopo il momento di “dead ball”, per poi restringere di un po’ la tempistica. Però ci si accorge che risulta molto pulito il “timing” con cui viene passata la palla, non serve un’eccessiva attenzione a questa regola. “Incorrect roll ball”? Solo pochi. Va spiegato più che sanzionato. Lo stesso giocatore non ripeterà più l’errore tecnico. “Hard Touch”? Mai avuto necessità di sanzionarne uno. Spesso l’”hard touch” è frutto di stanchezza e di scarsa preparazione, che ti fa rimaner fermo e rigido sul punto di contatto, con atleti preparati non si evidenzia quasi mai questo tipo di fallo. “Phantom Touch”? Ne ho visto sanzionare solo uno in tutto il torneo. L’indole dei rugbysti non è certamente quella di far finta di far qualcosa. Il tocco non viene mai chiamato prima, e solo una volta ho visto un “roll ball” effettuato senza il preventivo tocco. Quindi altro punto del regolamento perfettamente adottato. “Half Touched”? nessuno problema per quanto riguarda la posizione regolamentare del mediano. E’ un aspetto facilmente apprendibile e non ha mai causato problemi di nessun genere. Quindi, riepilogando, nessuno punto del regolamento ha trovato particolari problemi di applicazione o di comprensione. Risposta, nell’arco di un torneo dimostrativo le regole possono essere assimilate senza particolari problemi!
Ultimo punto. La presenza delle donne in campo con relativo bonus mete. Per chiarire come è stata “vissuta” la cosa, mi limito a riportare il commento che ho colto a bordo campo da un atleta di 1,90 cm e dalla notevole massa muscolare (terza linea). [one_third last=”no”][colored_box color=”yellow”]“Ah, ma giocano con le donne! Tre? Addirittura? E stanno pure giocando bene”[/colored_box][/one_third]Guardando la squadra dei Dragoni ha detto “Ah, ma giocano con le donne! Tre? Addirittura? E stanno pure giocando bene”.
Ecco, un po’ alla volta, questa frase di stupore dovrà trasformarsi nell’esatto contrario … “Non avete donne in campo?!”. Un po’ alla volta. Comunque la cosa evidente è che le donne in campo sono stata occasione di aggregazione, divertimento, autoironia e confronto. La risposta alla domanda è NO!
Finita questa breve analisi, penso di essere giunto ad una conclusione che spero possiate condividere un po’ tutti. Il Touch è uno sport! Non esiste nessuna ragione al mondo perché i giocatori di rugby non possano accedere e/o confrontarsi con Il Touch. Il regolamento IRB non è veramente tale, si tratta di una linea guida (che per altro rientra perfettamente in quella FIT) con possibili variabili. Quindi, mi domando io, perché non giocare tutti con lo stesso regolamento? A questo punto tutti possono giocare dove meglio credono senza dover cambiare le regole del gioco. E’ così spaventevole come prospettiva? Io, come rappresentante di Italia Touch, non mi spavento affatto se un club di rugby vuole giocare con le nostre regole. E se lo fanno, non pretendo nulla in cambio. E’ come se la Federazione Volley pretendesse le royalty perché si gioca a pallavolo alla sagra del paese. Capite il concetto? Se uno vuole giocare nel campionato italiano di Touch allora DEVE iscriversi con noi, ma se uno volesse solo divertirsi con uno sport sano e divertente, che lo faccia ovunque e quando vuole! Perché alcuni sembrano terrorizzati dall’ipotesi? Cosa hanno da difendere?
Spero di aver chiarito una volta per tutte che solo la cattiva volontà, il pregiudizio, la mancanza di dialogo sono possibili cause di divisione fra il mondo del rugby e quello del touch
Chiunque può giocare a Touch, figuriamoci i rugbysti che mangiano palla ovale anche a colazione. Le regole del Touch sono state studiate negli anni per garantire a tutti di giocare e divertirsi. A TUTTI! Possiamo prenderci del tempo, fare tornei promozionali, ma quando si sente un giocatore nazionale di rugby chiederti “Ehi refree, oggi non fischi i touch and pass? perché il mio, secondo me, lo era!”… ecco vuol dire che siamo sulla strada giusta