Hashtag del giorno: #thehardgoodbye
TM dixit: “Siete venuti a combattere da uomini liberi, e uomini liberi siete: senza libertà cosa farete? Combatterete? Certo, chi combatte può morire, chi fugge resta vivo, almeno per un po’… Agonizzanti in un letto fra molti anni da adesso, siete sicuri che non sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi, per avere l’occasione, solo un’altra occasione di tornare qui sul campo ad urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai la libertà!”
Ci sono momenti in cui sei disperato: non hai niente, le forze vengono a mancare, non hai più fiducia. Ma quando metti assieme 14 disperati e li fai diventare una squadra allora le cose cambiamo perché quelle persone non hanno più niente da perdere, giocano come non ci fosse un domani. Ecco chi siamo noi. Ecco qual è la nostra forza.
Altra partita proibitiva, ma i ragazzi nella notte hanno voltato pagina, hanno pensato a tutte le fatiche e le sfortune di questi mesi. L’arbitro fischia e gli occhi della tigre si accendono nelle facce degli italiani. Primo tempo equilibrato, segnamo e teniamo gli irlandesi spesso nella loro metà campo. Andrea immola una spalla per i compagni (ennesimo infortunio) e chiude qui il suo Europeo. I verdi sono impressionati dal nostro atteggiamento e si domandano se questa squadra è la stessa che il giorno prima a preso sberle da tutti. Gli irlandesi vengono strigliati dal loro coach che è furente e prendono la partita più seriamente. Purtroppo dobbiamo rinunciare anche a Goli che ha una gamba più dura del marmo: togliendoci 4 gambe veloci gli irlandesi hanno vita più facile ma si sentono molto, molto meschini e noi più orgogliosi!
I lussemburghesi sono la sorpresa dell’europeo perché sono quinti in classifica e si stanno giocando assieme ad Irlanda e Francia l’accesso alle semifinali. Hanno un età media bassa, corrono tanto ed hanno ottime mani ma non sono dei giocatori abitudinari di touch. La nostra difesa finalmente lavora con sincronia e i giovani nord europei vengono ogni volta rispediti indietro. Purtroppo noi abbiamo e mostriamo molte lacune in attacco: la palla si muove poco tra i compagni e diventiamo prevedibili, oltre che pochi veloci. Il primo tempo si chiude sul 0-2. Non cambia musica nella seconda frazione: bravi dietro ma molto poco pungenti in attacco, complice anche l’ennesimo infortunio della spedizione accorso al ginocchio di Marcova. Finisce 1-5 e questo risultato ci condanna matematicamente al 9°posto ovvero il non giocare alla domenica.
E’ l’ultimo match della nostra avventura: siamo stanchi, abbiamo preso botte, siamo feriti e acciaccati. Ma nessuno di noi rinuncia ad esserci all’ultima partita: Marcova viene “scotch-ciato” ad hoc dalla mirabolante Alessia, la fisioterapista che è riuscita nel miracolo di far correre tutti gli atleti azzurri in questa fase; Andrea è rientrato con Valentina dall’ospedale ed è presente a bordo campo come “urlatore professionista”; Goli, alla domanda (stupida) della coach sulla sua presenza all’ultima partita risponde con queste parole: “Io corro finché non mi rompo“. Gli inglesi sono imbattuti nel girone e capiamo ben presto il perché: corrono il doppio di quelli che ci hanno battuti precedentemente. Vanno come degli ossessi ma anche loro entrano in bambola sul temibile schema della “Freccia atomica” e in mezzo alla nostra difesa non passano mai: sono costretti a sparare fucilate da 30 metri all’ala per poter segnare (una delle loro ali segnerà ben 8 mete). Abbiamo poche forze e non riusciamo a concretizzare i nostri pochi attacchi. E’ il nostro ruggito d’addio a questo Europeo.
“… E’ sempre una storia di vita, perché è lo sport più aderente all’esigenza di ogni giorno: lavoro, impegno, sofferenze, gioie, timori ed esaltazioni. Non è uno sport da protagonisti, ma una somma di sacrifici”
Ciao a tutti e un sorriso
Valentina e Diego